Ricorre oggi la Giornata Internazionale dei diritti umani 2020. In occasione di essa, Caritas italiana, ha pubblicato il Dossier “Apriamo gli spazi. Ri-animiamo processi di costruzione partecipata delle politiche pubbliche”.

Il fine è quello di mettere al centro la persona, la sua dignità come individuo e come parte di una collettività in grado di riconoscere a tutti gli esseri umani libertà e uguaglianza sostanziale.

La riflessione di Caritas Italiana e le parole di Papa Francesco

Papa Francesco nell’ Enciclica Fratelli tutti ci ricorda che il rispetto dei diritti fondamentali ”è condizione preliminare per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese”. Tutti dobbiamo “essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite”, protagonisti di quello “spazio di corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni”.

Le parole chiave sono, quindi, DIFENDERE  E PROMUOVERE

La difesa dei diritti fondamentali è, oggi più che mai, necessaria.  L’attuale crisi sociale, sanitaria ed economica causata dalla pandemia potrebbe favorire, oltre ad un impoverimento materiale, anche un arretramento dei diritti fondamentali.

Pertanto gli interventi riparatori e assistenziali, dovranno essere affiancati dalla promozione di una cultura dei diritti, delle responsabilità e del bene comune, che implica anche la volontà e la capacità di agire in prima persona e come collettività per l’attuazione dei principi costituzionali e universali di solidarietà, giustizia e uguaglianza.

Nessuno deve essere escluso.

“Il volontariato  ha cambiato in meglio la qualità di vita della collettività”

Presidente Mattarella, qualche giorno fa, ha evidenziato come il volontariato “è un importante volano di solidarietà ed è stato artefice, lavorando in sinergia con i territori, di un profondo cambiamento sociale che ha migliorato la qualità della vita della collettività”.

La società civile e le organizzazioni che la rappresentano danno e possono continuare a dare un contributo importante, ma devono essere sostenute, ascoltate e coinvolte sempre di più nei processi di cambiamento. Invece, in Italia e nel resto del mondo, il loro spazio di azione si riduce e viene troppo spesso ostacolato.

Il pianeta come “casa comune”

La priorità è quella di creare uno spazio civico di confronto su temi legati alla solidarietà e alla sostenibilità ambientale.

A tal proposito, l’Italia sta preparando il piano di lavoro e la struttura organizzativa per l’impiego dei fondi europei e in particolare del programma Next Generation per avviare e consolidare un percorso di cambiamento nel segno della sostenibilità.

Percorso di cui un’ulteriore fondamentale tappa sarà la Conferenza Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, prevista per il prossimo 20-21 gennaio. Tutti temi che ritorneranno all’attenzione con la presidenza italiana del G20, e con la 26esima Conferenza internazionale delle parti (COP) della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà, a Glasgow a novembre del prossimo anno e di cui l’Italia è il Paese co-organizzatore insieme al Regno Unito.

Occorre operare insieme al fine di contribuire al benessere futuro della collettività e del Paese, nella consapevolezza della necessità di un cambiamento ‘di sistema’ nella governance dei fenomeni globali, e di un ruolo attivo dell’Italia in questa direzione.

Il Dossier è disponibile online sul sio www.caritas.it

Mai più. Dichiarazione Universale dei Diritti Umani

La Dichiarazione Universale dei Diritti umani è stata approvata il 10 dicembre 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. I 58 paesi allora membri dell’ONU, elaborarono nella Carta con un elenco di 30 articoli, che prendevano a spunto da documenti di fondamentale importanza per l’umanità come la Dichiarazione d’Indipendenza Americana del 1776 o la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino nata dalla Rivoluzione Francese. L’obiettivo dichiarato era quello di diffondere in tutto il mondo i valori di democrazia, diversità e tolleranza.

Il documento storico, figlio dei traumi del Dopoguerra, è stato scritto per evitare che si ripetessero le devastazioni e le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale dopo la scoperta degli orrori dei campi di sterminio nazisti.

Narratori per la Pace

Per l’occasione, nove narratori provenienti da tutto il mondo che narrano le loro storie sui diritti umani. Tra le tante storie narrate c’è quella di  Alessandro Ghebreigziabiher (Italia)

“C’era una volta il paese dei noi.
Il paese dei noi era abitato da persone i cui nomi erano semplici da pronunciare.
Io, te, me stesso, tu, ancora io, sempre te, ma allora io?, e perché tu?, e così via.
Al di fuori del paese dei noi, vivevano loro.

Loro avevano nomi meno semplici da pronunciare. Almeno secondo noi.
Lui, lei, l’altro, l’altra, tutti gli altri, quelli, quello là, quell’altra, questi qua, ma perché non se ne stanno a casa loro, ecc.
Ora, si da il caso che molti tra gli abitanti del paese dei noi non vedessero di buon occhio loro, temendo che loro potessero defraudarli di qualcosa, come ad esempio il futuro (…)”.