Piccole e, apparentemente, insignificanti briciole. Che possono tuttavia avere il sapore della salvezza, della libertà, della dignità. “Una briciola sfama chi non ha nulla”, afferma don Lucio Ciardo, direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, spiegando il senso di “Briciole di libertà”, un progetto promosso dal Banco delle Opere di Carità Puglia e avviato grazie ai fondi della Campagna Cei “Liberi di partire, liberi di restare”. “La nostra è una piccola diocesi e anche se abbiamo piccoli mezzi, vogliamo fare qualcosa di concreto per essere terra di speranza”, aggiunge il sacerdote che ricorda a questo proposito le parole di madre Teresa di Calcutta: “quello che facciamo è solo una goccia nell’oceano, ma senza quella goccia l’oceano sarebbe più piccolo”.
Il progetto diocesano, volto all’integrazione socio-culturale di minori e di adulti stranieri presenti sul territorio attraverso percorsi di inclusione attiva, vuole essere un’occasione per tutti, per crescere nell’attenzione alle povertà e per fare un cammino di Chiesa, costruendo cammini che coinvolgano famiglie, parrocchie, associazioni. Non è questione di nostri o loro, ma di pensare a chi è nel bisogno. Nel solco di don Tonino Bello, il vescovo degli ultimi, impegnato per la pace, che ci sprona a realizzare quella che lui definiva la convivialità delle differenze.
“Briciole di libertà”, che vede lavorare insieme gli uffici missionario, della pastorale della famiglia, della pastorale giovanile, della pastorale sociale e del lavoro, Migrantes, Caritas, e diverse altre realtà presenti sul territorio, rappresenta anche il segno concreto di una pastorale integrata. Il progetto già entrato nel vivo ha consentito una ricognizione che ci aiuterà ad avere un quadro più chiaro dei minori stranieri accolti nelle strutture per poi procedere con la formazione delle famiglie per i processi di affido e dei tutori per i ragazzi non accompagnati.
Senza nascondere le difficoltà di un Sud dove i giovani fanno fatica a rimanere deve prevalere la convinzione che occorre continuare a seminare, favorire un’azione culturale, rendendo sempre più partecipe la comunità, spesso sorda a tanti temi e agli appelli che Papa Francesco non si stanca di lanciare.