43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane

SALERNO, 17 – 20 aprile 2023

Rileggere insieme la realtà stando nelle periferie con competenza e gratuità

Si è concluso, qualche giorno fa, il 43° Convegno nazionale Agli incroci delle strade. Abitare il territorio, abitare le relazioni” che si è tenuto a Salerno dal 17 al 20 aprile ed ha impegnato le Caritas Diocesane, per quattro giorni, in incontri, confronti e riflessioni sul tema dell’abitare i territori e le relazioni che si intrecciano ai diversi incroci del vivere sociale.

Al suddetto convegno, unitamente a 660 tra direttori e membri di équipe di 173 Caritas Diocesane di tutta Italia, anche la nostra Caritas Diocesana era presente nella persona del direttore, don Lucio Ciardo, dell’operatore della Comunicazione e Banca Dati Caritas per l’OSPOweb, Vito Ferraro, della coordinatrice dei volontari Caritas, Gloria Rizzo, nonché dell’animatrice del Progetto Policoro e referente per le comunità energetiche, Resta-Corrado Miriam.

Il giorno della conclusione, il 20 aprile, è coinciso con il trentesimo anniversario della morte del venerabile, don Tonino Bello, ricordato da don Marco Pagniello (Direttore di Caritas Italiana) con il chiaro intento di indicare le proposte per “continuare il cammino nei prossimi mesi, cioè nell’ “attuare un piano di corresponsabilità, che parta dalle scelte di rimuovere i ‘macigni e ricomporre le ‘fratture’ che ci impediscono di andare avanti, imparando a discernere insieme, a co-progettare e creare reti comunitarie” nel solco tracciato dal venerabile don Tonino che a tal proposito, così augurava di vivere la Pasqua: Ognuno di noi ha il suo macigno………E’ il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione del peccato.………..Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno………, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo. 

Ancora, don Marco, ha ribadito che la Caritas è Chiesa, la sua funzione è quella di evangelizzare partendo da POVERI, nel nostro servizio annunciamo il Vangelo, forse oggi una parte di chiesa deve riconoscere la Caritas come chiesa”. Mt 13,52 Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”. Inoltre “Occorre passare dal fare il bene al volere bene, nella prospettiva dell’annuncio del Vangelo, perché gli altri ci stanno a cuore, ci interessano, e perché chi è amato bene, a partire dai poveri, si ricorda di questo amore e lo trasmette agli altri”.

“Le ferite rivelano qualcosa – ha ricordato don Bruno Bignami ( Direttore della PSL-CEI) -. Non è possibile fare un’esperienza del Risorto se non toccando le ferite. C’è una possibilità di cura laddove c’è una possibilità di avvicinarsi, di farsi prossimi. È possibile rinascere solo a una condizione: laddove le persone si mettono insieme, creando comunità”.

A colpire anche la testimonianza di riscatto di Okoedion Blessing “donna della benedizione”, che ha, dapprima, raccontato la sua storia come vittima della tratta e costretta alla prostituzione, passando poi per la denuncia dei suoi aguzzini proseguendo in un percorso di integrazione che l’ha portata fino alla laurea in Italia e alla nuova famiglia. Con lei suor Rita Giaretta, che da oltre vent’anni accoglie e accompagna giovani donne vittime di tratta, che ha ricordato come siano proprio queste donne “che ci hanno insegnato a non sentirci noi le salvatrici, i salvatori, a non sentirci noi i buoni, i migliori, quelle e quelli che stanno dalla parte giusta, magari con la scusa di essere di Dio perché battezzati, o perché praticanti, magari religiose o operatori Caritas, illudendoci così di poter essere cristiani senza essere umani”.

Un ulteriore stimolo è arrivato da quattro giovani della Delegazione regionale delle Caritas della Campania che hanno portato le loro proposte per una Caritas che sia realmente “giovane” e che “li aiuti a realizzare i loro sogni”, che li “coinvolga di più” perché vogliono “essere allenati alla carità” e nel confronto con gli adulti promuovere una comunione tra generazioni.

Il prof. Carmine Matarazzo (ordinario di Teologia pastorale alla Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale), ha sottolineato come “il paradigma delle periferie non deve correre il rischio di promuovere slogan, piuttosto deve aiutare l’azione caritatevole ed umanitaria delle comunità ecclesiali ad ascoltare meglio e con più competenze le istanze umane presenti nei territori e quartieri urbanizzati o meno”.

“Per ‘abitare’ le periferie esistenziali e geografiche occorre disvelare la presenza operativa della testimonianza del Vangelo, predicata con le parole e la vita. “L’auspicio – ha concluso – è che la condivisione del cammino sinodale sia motivo di cambio sistemico e diventi mentalità dell’abitare evangelicamente ogni periferia, non nella logica del possesso ma in quella dell’ascolto e dell’accompagnamento”.

Negli “orientamenti” finali, sempre il Prof. Matarazzo, nei cinque punti seguenti, faceva una sintesi dei 41 tavoli di confronto del giorno prima, incentrati su 5 nuclei tematici, “Forgiare dignità, creare speranza”:

  1. “prendersi cura”: partendo dalla conoscenza delle fragilità, uscendo dall’individualismo attraverso la costruzione di una RETE per mettersi a servizio della coprogettazione facendo esperienza di una Chiesa-Comunità Sanante;
  2. l’educazione come “realtà dinamica”: rilevare i bisogni educativi del territorio, ascoltando le dinamiche intergenerazionali, promuovendo un lavoro di rete, di contrasto alla povertà educativa attraverso una pastorale integrata che avvii processi culturali che abbiano al centro la persona;
  3. sui giovani “capaci di sognare”: stare con i giovani, sostenendo il loro protagonismo e facendoli osare nel fare il bene, rafforzando il ruolo pedagogico della Caritas, promuovendo opere segno;
  4.  “solidarietà e globalizzazione”: partendo dallo sguardo dei poveri, uscendo dalla logica dell’assistenzialismo. Provocando azioni, che nascano dalla formazione e dal co-progettare insieme per una visione comune di cambiamento;
  5.  “costruire insieme futuro”: mettere a tema l’immigrazione, non come emergenza, quindi passando da progetti a processi di accoglienza e di accompagnamento capaci, come afferma papa Francesco nel messaggio per la giornata del migrante e del rifugiato 2022, di “costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Mi piace cogliere questo approccio al fenomeno migratorio in una visione profetica di Isaia, nella quale gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti (cfr. Is. 60,10-11).

Il Convegno si è chiuso con la concelebrazione eucaristica presieduta da mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, Arcivescovo di Gorizia e Presidente di Caritas Italiana.

E proprio a Gorizia, indicata con Nova Gorica Capitale europea della Cultura per il 2025, le Caritas Diocesane torneranno a trovarsi per il loro Convegno nazionale del 2024.

don Lucio Ciardo – Direttore